di Enrico Girardi
Al Festival della Valle d’Itria, il pubblico applaude convinto. Come a dimostrare l’apprezzamento per la missione di recupero del barocco napoletano
Salvo smentite, che sarebbero comunque benvenute, solo al Festival della Valle d’Itria pu capitare oggi d’assistere a un’opera seria del 1721, che dura tre ore e mezza fatte di perle rare incastonate in un tessuto musicale ordinario. Non un ascolto facile. Fa anche un caldo da morire. Eppure il pubblico, che riempie lo spazio di Palazzo Ducale a Martina Franca per quanto permettono le regole anti-Covid, ancora tutto l alla fine e applaude convinto, come a dimostrare l’apprezzamento per la missione di recupero del barocco napoletano da sempre perseguita in questo angolo di Puglia.
L’opera in questione Griselda di Alessandro Scarlatti (il vero padre della Scuola napoletana), ispirata alla magnifica Novella 10 della X Giornata del Decameron. Si presta eccome a riflessioni assai attuali sulla condizione femminile — un re siciliano sottopone la protagonista a mille angherie per dimostrare le di lei virt ai nobili della corte — ma la messinscena di Rosetta Cucchi gioca sul tema della coriacea e vittoriosa resistenza di Griselda con una certa delicatezza ed eleganza. L’azione ambienta nella Sicilia post-unitaria, ma si bada alla sostanza pi che ai facili proclami.
Un poco di energia esecutiva in pi la si potrebbe ottenere invece dall’ensemble strumentale La Lira d’Orfeo, da cui George Petrou ottiene molta solidit ma una gamma di colori non particolarmente vivace. un peccato perch ci valorizzerebbe ancor pi le qualit di un cast, che accanto alle voci importanti e affermate dei protagonisti Carmela Remigio e Raffaele Pe, annovera interpreti di vaglia, meritevoli di menzione: Francesca Ascioti, Mariam Battistelli, Krystian Adam e Giuseppina Bridelli.
30 luglio 2021 (modifica il 30 luglio 2021 | 19:17)
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