I punti chiaveAgricoltura e rispetto dell’ambienteLa dote per l’Italia si riduce a 34 miliardiIl pilastro sociale: multe a chi non rispetta i contratti Ascolta la versione audio dell'articolo
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Più compiti con meno risorse. Potrebbe essere questa la brutale sintesi da trarre riguardo alla complessa riordino della Politica agricola comune 2023-2027, sulla quale è arrivato lunedì il via libera formale dei ministri europei dopo l’accordo politico con l’Europarlamento di venerdì scorso. Una riordino definita dalla ministra portoghese dell’Agricoltura, Maria do Céu Antunes «la più grande riordino del Pac dagli anni ’90». Resta ora unico il passaggio definitivo, non scontato ma altamente probabile, al Parlamento europeo (che ha contribuito, va detto, a migliorare sensibilmente la riordino) per mettere la parola fine a un negoziato durato tre anni e che ha rischiato seriamente di naufragare. La proposta originale risale infatti alla Commissione Juncker, e per trovare l’accordo sono stati necessari due rinvii e un negoziato estenuante sui punti più controversi.
A cominciare dai contestati vincoli ambientali su cui si è consumato l’ultimo braccio di ferro istituzionale.
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