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Il mancato coinvolgimento degli enti locali nella preparazione e nelle successive fasi di attuazione dei piani nazionali di ripresa da parte dei governi centrali rischia di depotenziare l’impatto dei piani stessi e di comprometterne l’efficacia, visto il «ruolo cruciale» degli enti locali «nella attuazione degli investimenti e nell’implementazione delle riforme». Non solo: escludere regioni e comuni dalla costruzione e dalla attuazione dei piani di ripresa, riservando loro solo il ruolo di attuatori, «comporta il rischio di non sfruttare al meglio le possibili sinergie tra il Recovery plan e la politica di coesione europea» che veicola nei territori i fondi strutturali, «sovrapposizioni e un effetto spiazzamento».
Sono le valutazioni, preoccupate, contenute in uno studio del Comitato europeo delle regioni (CdR), che rappresenta a Bruxelles gli enti locali dei 27 stati membri. Lo studio prende in esame i piani di ripresa (Pnrr) di otto paesi (Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Polonia, Romania e Spagna) da cui emerge una diffusa mancanza di coordinamento con gli enti locali e regionali: nella fase di consultazione l’Italia risulta addirittura ultima per coinvolgimento di regioni e città. «L’Italia non dedica una sezione specifica al processo di consultazione» si legge nel rapporto. «Nell’introduzione è solo citato il fatto che il Pnrr è stato discusso con gli enti locali, la società civile e i partiti politici».
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