di Claudio Arrigoni
Chi sono le protagoniste della storica tripletta azzurra nella finale dei 100 metri femminili categoria T63 (atleti con protesi a un arto) alle Paralimpiadi
Loro tre. Sulla pista di Tokyo. Insieme. Sembra un film, di quelli che poi vincono l’Oscar: sceneggiatura, interpreti, regia. Martina, Monica, Ambra: la Paralimpiade azzurra declinata al femminile. Quella fra Caironi, Contrafatto e Sabatini stata la gara delle gare. Una storica tripletta azzurra nella finale dei 100 metri femminili categoria T63 (atleti con protesi a un arto) alle Paralimpiadi di Tokyo. Fra quelle corsie dello stadio Olimpico ci sono gi state le magie di Jacobs e le emozioni della 4×100. Ora toccato a loro.
Per capire il motivo bisogna partire da Bergamo, passare per l’Afghanistan, arrivare in Toscana. Perch grazie a Martina Caironi la bersagliera Monica Contrafatto si messa in testa che lo sport sarebbe stato parte della sua vita e Ambra Sabatini ha trovato l’ispirazione per non abbandonare la corsa. Condizione simile per tutte e tre: gamba amputata appena sopra il ginocchio. Chi per un incidente, chi per un colpo di mortaio.
Prima tappa. In Lombardia la storia di Martina ha una svolta improvvisa poco dopo l’adolescenza. A 18 anni un incidente in moto e una gamba persa. Giocava a pallavolo. Cambi sport e cominci con l’atletica: Sentivo di nuovo l’aria sul viso. Ha vinto l’oro nei 100 m a Londra e Rio, dove stata la portabandiera e ha aggiunto l’argento nel lungo. sorridente, solare, fantasiosa. Corre e salta come nessuno mai nella sua condizione: la prima a scendere sotto i 15 secondi nei 100 metri ed essere la regina del mondo nel salto in lungo. Ha carezzato la sabbia a 5,19 metri lo scorso 17 giugno nella sua Nembro, lei bergamasca di nascita, ma cittadina del mondo fra studi a Bologna, Erasmus in Spagna, soggiorni centroamericani e viaggi sportivi ovunque. Impegnata nel sociale, testimonial dell’Esa, l’agenzia Spaziale Europea.
Seconda tappa. In Afghanistan sono i giorni belli della primavera di nove anni fa. Bersagliera, Monica arrivata l da Gela, in Sicilia, impegnata con il contingente italiano in una missione di pace. Un colpo di mortaio la gamba amputata, fra altri problemi. Mentre in ospedale a Roma la tv accesa sulla Rai: “Una folgorazione. C’erano i Giochi paralimpici di Londra. Fantastici”. Vide Caironi vincere la medaglia d’oro nei 100 metri: “Mi ispir. Volevo diventare come lei”. A Rio 2016 fu oro per Martina e bronzo per lei. L’anno seguente ai Mondiali di Londra divenne rispettivamente oro e argento.
Terza tappa. In Toscana sta sbocciando una millenial che alle discoteche preferisce le piste. Mezzofondo. Accade qualcosa che le ha fatto cambiare specialit. Un’auto invade la corsia dove in moto con pap per andare agli allenamenti. Era il 2019, aveva 17 anni: Pensavo: se mi amputano la gamba almeno posso tornare a correre in pista. Aveva gi visto le corse paralimpiche di Caironi: Mi motivavano. Pi che una ispirazione. Si conoscono in pista e Martina le fa una dedica: Alla prima gara di tante insieme. Lo scorso febbraio a Dubai, per Ambra ci sono oro e record mondiale sui 100 con 14”59, migliorando di due centesimi quello che apparteneva a Caironi, la sua mentore. Entrambe fanno parte delle Fiamme Gialle.
Sono state una a fianco dell’altra sulla pista pi bella nell’evento pi grande. Sono le migliori del mondo. Quei 100 metri nell’ultimo giorno dei Giochi (una edizione record: 4521 atleti con ogni tipo di disabilit da 167 Paesi) saranno infiniti. Per Martina, Monica e Ambra qualcosa pi che una gara.
4 settembre 2021 (modifica il 4 settembre 2021 | 15:28)
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